IL CASO NAVALNY

7 Maggio 2021 0 Di Redazione
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Aleksei Navalny, attivista politico e nota voce critica nei confronti del presidente russo Putin, è stato arrestato la sera del 17 Gennaio pochi minuti dopo essere atterrato all’aeroporto Sheremetyevo di Mosca da un volo proveniente da Berlino.

Formalmente, come hanno spiegato le autorità russe, Navalny è stato accusato di aver violato le condizioni di libertà vigilata ottenuta in seguito a una condanna risalente al 2014 per appropriazione indebita.

“La Russia è in un percorso conflittuale con l’UE e nel caso Navalny c’è un netto rifiuto di rispettare gli impegni, compreso il rifiuto di tenere in considerazione le decisioni della Corte Europea dei diritti umani” ha detto l’alto rappresentante dell’UE per la politica estera Josep Borrell arrivando alla riunione del Consiglio degli affari esteri.

L’UE ha denunciato una politicizzazione della giustizia russa e ha chiesto il rilascio senza condizioni dell’avversario, mentre si tenevano molte manifestazioni di protesta, cui le autorità russe hanno risposto con migliaia di arresti. Amnesty International si è opposta all’arresto e all’incarcerazione di Navalny e lo ha definito “prigioniero di coscienza” per enfatizzare la natura ingiusta della sua detenzione.  Successivamente all’interno di Amnesty International sono emersi dubbi sulla definizione di Navalny come “prigioniero di coscienza” poiché pare che questi abbia pronunciato dei discorsi d’odio che istigassero alla discriminazione, alla violenza e all’ostilità. Amnesty International ha così deciso di riconsiderare il caso sottoponendolo a una completa revisione sulla base delle prove disponibili. Al termine di un complicato esame, ha concluso di aver commesso un errore nella sua decisione iniziale. Nel prendere tale decisione Amnesty International si era concentrata solo sulle circostanze dell’ingiusto arresto e della detenzione di Navalny, dedicando un’attenzione insufficiente ai suoi precedenti commenti che, per quanto si sappia, non ha mai ritrattato.

 Intanto Putin continua a muoversi in quel passato dove la forza è la chiave del potere, la libertà è per chi può permettersela e la legge non è mai uguale per tutti. L’UE, invece, prende tempo sulle sanzioni contro gli uomini dello zar per l’avvelenamento del leader dell’opposizione, si divide sul gasdotto baltico Nord Stream 2 tra Russia e Germania, può far poco per ucraini e bielorussi, non decide sui migranti, tace sulla legge di schiavitù in Ungheria. Quando l’alternativa è tra diritto e sopruso, bisogna scegliere da che parte stare.

Jennifer Amabile

1 S    Istituto Superiore Elio Vittorini