Il ragazzo sulla spiaggia – Breve racconto di Martina Bosco 3^ S

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Il ragazzo sulla spiaggia di Martina Bosco 3^ S

Era una tiepida giornata, al tramonto di una tranquilla serata di fine aprile.

Mentre scendevo la scalinata per arrivare alla spiaggia mi fermai a pochi scalini dalla fine. C’era lui, questo ragazzo alto con la faccia da duro che osservava il mare, quasi si perdeva a guardare il paesaggio. Non distoglieva mai lo sguardo da quel tramonto, da quelle onde, ogni tanto faceva qualche tiro alla sua sigaretta che era mezza consumata dal vento. Tolsi le scarpe e le poggiai accanto al muretto, alla fine della scalinata; passeggiai accanto al muro per cercare di non farmi vedere da lui, quando mi fermai nuovamente per osservarlo, per poi affondare i piedi nudi sulla fastidiosa e fresca sabbia. Non si era ancora accorto della mia presenza, era ancora troppo concentrato su quel paesaggio mozzafiato. Notai solo allora il suo abbigliamento pesante: cappellino di lana che gli copriva completamente i capelli, lo sistemava abbastanza spesso e da lì notai anche i numerosi anelli presenti nelle sue dita, poi quelle spalle larghe avvolte da una felpa nera dai polsini viola, tutto accompagnato da jeans e scarponi in pelle. Pensavo a cosa avesse quel ragazzo. L’apatia lo stava divorando, ormai è un’altra persona. Gli avvenimenti, che sono avvenuti nel suo passato, stanno decisamente segnando ciò che è nel presente e come sarà in futuro. Tutto questo fa soffrire quel ragazzo, infatti alcool, ragazze ed erba non sono l’unico rifugio. Questo ragazzo è strano, va compreso, vive nel suo mondo e ora è un altro. Continuavo a pensare: posso provare ad aiutare questo ragazzo? Io? Io che sono la strana ragazza appassionata di qualsiasi cosa non sia femminile, quella strana ragazza che preferisce guardare una serie tv con vampiri e licantropi insieme, piuttosto che andare a ballare. Può questa ragazza riuscire ad aiutarlo mentre lo guarda in un angolino lontano, speranzosa che egli si giri per accorgersi di lei? Dopo un po’ di tempo si girò. Il suo sguardo si incrociò finalmente al mio, nonostante la distanza. Dalla riva in cui era, cominciò ad incamminarsi verso di me con sguardo serio ed io continuavo a fissarlo. Notai quella barba che lo rendeva più grande di quel che era e che gli faceva quel viso da duro. Pochi passi ci separavano, passi lenti a causa della sabbia che riusciva solo a farmi guadagnare tempo; questa attesa si trasformò in ansia, battiti di cuore accelerati, farfalle nello stomaco e confusione. Cosa mi stava succedendo? Eravamo lì, in piedi, l’uno davanti all’altro, i nostri sguardi erano ancora fissi, non si erano ancora staccati, guardavo i suoi profondi occhi marroni, seguiti da un bellissimo naso a patata e una bocca non troppo carnosa. Ci fu un abbraccio, uno di quelli che ti fanno sentire bene. Si, ci frequentavamo. Ho sempre parlato di lui in modo “poetico”, perché è sempre stato una persona tutta da scoprire. So solo che quando sorride, sorride anche il mio cuore. Questo è un bel ricordo che mi rimane di lui e di tutto ciò che abbiamo passato. Mesi dopo mi ritrovai nello stesso luogo. La mattina dopo Ferragosto, mi risvegliai pochi minuti prima dell’alba, ancora confusa su cosa fosse successo la sera prima, perché si sa che essendo Ferragosto, noi ragazzi tendiamo ad esagerare un po’. Tutti ancora dormivano, raggomitolati dentro le tende o da qualche parte sdraiati su una tovaglia, di cui non si sa nemmeno chi sia il proprietario. Alzai gli occhi verso il mare e vidi quell’alba, così offuscata di colori caldi e accesi che si mescolavano con quel poco di cielo notturno che era rimasto. Presi una tovaglia e mi sedetti sulla riva del mare ad ammirare quello spettacolo di colori sfumati fra loro, rosso porpora, arancione e un giallo offuscato che sembrava ti toccasse la pelle. Davanti ai miei piedi c’era un piccolo granchio che camminava a destra e a sinistra, cambiando direzione ogni secondo; sembrava confuso e spaesato, e alla vista di quel paesaggio mi sentivo anche io spaesata (insieme alla sbornia), ma allo stesso tempo rilassata.

 

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