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Sono trascorsi due anni da quando, assumendo la presidenza dell’Istituto “Vittorini”, scrivevo le prime linee di indirizzo per il Piano dell’Offerta Formativa della scuola. Sebbene lo sfondo legislativo non sia significativamente mutato, lo scenario globale e locale appare curvato lungo assi vertiginosi di caduta, la cui rapida precipitazione appariva imprevedibile anche due anni fa.

Non sono mutate le coordinate generali, perciò ripropongo alcune riflessioni fatte in quella occasione; credo però urgenti alcune considerazioni di cocente attualità che porrò via via in corsivo. Da tali considerazioni deriveranno inevitabilmente alcune ricadute che dovranno trovare giusta eco nella prossima programmazione triennale.

Preambolo

La legge 107/2015, all’art. 1 c. 14.4, ridefinisce il percorso di costruzione del Piano dell’Offerta Formativa delle istituzioni scolastiche autonome, consegnando al Dirigente Scolastico l’onere di delineare gli indirizzi generali delle attività didattiche e delle scelte gestionali e amministrative, sulla base dei quali il Collegio dei Docenti elaborerà il Piano triennale: “Il piano è elaborato dal Collegio dei Docenti sulla base degli indirizzi per le attività della scuola e delle scelte di gestione e di amministrazione definiti dal dirigente scolastico. Il piano è approvato dal Consiglio d’Istituto”.

A ben vedere, il comma 14.4 della Buona Scuola conduce a compimento il processo di autonomia delle istituzione scolastiche, e di conseguente assunzione di responsabilità degli attori coinvolti, avviato nel lontano 1997 con la legge 59 del ministro Bassanini.

Dopo la Bassanini, il d.leg. 59/98 infatti recitava:

  • 2: “Il dirigente scolastico assicura la gestione unitaria dell’istituzione, ne ha la legale rappresentanza, è responsabile della gestione delle risorse finanziarie e strumentali e dei risultati del servizio. Nel rispetto delle competenze degli organi collegiali scolastici, spettano al dirigente scolastico autonomi poteri di direzione, di coordinamento e di valorizzazione delle risorse umane. In particolare il dirigente scolastico organizza l’attività scolastica secondo criteri di efficienza e di efficacia formative ed è titolare delle relazioni sindacali”.
  • 3: “Nell’esercizio delle competenze di cui al comma 2 il dirigente scolastico promuove gli interventi per assicurare la qualità dei processi formativi e la collaborazione delle risorse culturali, professionali, sociali ed economiche del territorio, per l’esercizio della libertà di insegnamento, intesa anche come libertà di ricerca e innovazione metodologico-didattica, per l’esercizio della libertà di scelta educativa delle famiglie e per l’attuazione del diritto all’apprendimento da parte degli alunni”.
  • 4: “Nell’ambito delle funzioni attribuite alle istituzioni scolastiche, spetta al dirigente l’adozione dei provvedimenti di gestione delle risorse e del personale”.

Il D.P.R. 275/99, che finalmente istituiva l’autonomia delle istituzioni scolastiche, introduceva il Piano dell’Offerta Formativa, che veniva così delineato:

  • 1: “Le istituzioni scolastiche sono espressione di autonomia funzionale e provvedono alla definizione e alla realizzazione dell’offerta formativa (…)“.
  • 5, c. 1: “Le istituzioni scolastiche adottano, anche per quanto riguarda l’impiego dei docenti, ogni modalità organizzativa che sia espressione di libertà progettuale e sia coerente con gli obiettivi generali e specifici di ciascun tipo e indirizzo di studio, curando la promozione e il sostegno dei processi innovativi e il miglioramento dell’offerta formativa”.

Infine, il d.leg. 165/2001 definiva in maniera organica la responsabilità del dirigente della scuola autonoma, nel quadro dei principi costituzionali che governano l’azione delle amministrazioni pubbliche:

Art. 2, c. 1: “Le amministrazioni pubbliche definiscono, secondo princìpi generali fissati da disposizioni di legge e, sulla base dei medesimi, mediante atti organizzativi secondo i rispettivi ordinamenti, le linee fondamentali di organizzazione degli uffici”.

Art. 5. 1: “Le amministrazioni pubbliche assumono ogni determinazione organizzativa al fine di assicurare l’attuazione dei princìpi di cui all’articolo 2, comma 1, e la rispondenza al pubblico interesse dell’azione amministrativa”.

Art. 25, c. 3: “ Nell’esercizio delle competenze di cui al comma 2, il dirigente scolastico promuove gli interventi per assicurare la qualità dei processi formativi e la collaborazione delle risorse culturali, professionali, sociali ed economiche del territorio, per l’esercizio della libertà di insegnamento, intesa anche come libertà di ricerca e innovazione metodologica e didattica, per l’esercizio della libertà di scelta educativa delle famiglie e per l’attuazione del diritto all’apprendimento da parte degli alunni”.

La facoltà di indirizzo del Dirigente Scolastico interpreta perciò la ratio di un processo di devoluzione di responsabilità dalle istituzioni scolastiche centrali a quelle periferiche e autonome, che data ormai quasi un ventennio.

Tale processo di responsabilizzazione non investe la sola figura dei dirigente ma si distribuisce in maniera diffusa su ciascun membro della comunità scolastica, autore e attore insieme di processi molteplici e complessi che hanno come fine il miglioramento degli apprendimenti e della competenze delle nuove generazioni e, in ultima istanza, lo sviluppo materiale e morale del territorio e della nazione.

In questa prospettiva la legge 107/2015 della Buona Scuola, portando a compimento l’autonomia scolastica, diventa l’opportunità di una sfida appassionante per tutte le professionalità della scuola, chiamate certo a rispondere dei processi avviati nell’istituzione ma pure riscattate dalla passività esecutoriale di un organismo fatto di circolari e programmi ministeriali. La scuola diventa ora un luogo aperto alle intuizioni, all’entusiasmo, alla voglia di fare e di scommettersi di professionisti seri e responsabili che concorrono tutti a obiettivi di cultura, formazione e organizzazione funzionale: un meccanismo complesso che, come nello storico apologo di Menenio Agrippa, può funzionare solo quando tutte le sue parti lavorano in sintonia e accordo.

SCENARIO

Nel comma 1 dell’art. 1 della legge 107 si agita il sentimento di inquietudine che innerva le moderne società occidentali, passate dagli orizzonti pieni di speranze dell’era industriale alle incertezze e alle apprensioni della civiltà postindustriale e globale.

La stessa struttura periodale del comma, che sposta la proposizione principale alla fine di un lunghissimo elenco di affanni da esorcizzare (dispersione, abbandono, diseguaglianze sociali e territoriali, diritto allo studio, pari opportunità) dà voce al respiro angosciato di un contesto storico estremamente complesso nel quale la scuola fatica ad “…affermare il ruolo centrale nella società della conoscenza”, quando è assolutamente urgente che ciò avvenga nei modi più efficaci ed incisivi.

Il richiamo legislativo alla Società della Conoscenza costituisce lo sfondo nel quale collocare l’interpretazione della legge e la ricerca di senso della Scuola nel frangente storico che è in atto.

Esso richiama non solo il motivo di un’economia post capitalista nel quale il “bene” che produce ricchezza sembra essersi spostato dalla tangibilità del “prodotto industriale” alla immaterialità del sapere, delle idee geniali di uno Jobs e di uno Zuckenberg ma anche del fiuto per il bello di un Dolce e Gabbana o di uno Spielberg; non solo il moltiplicarsi incessante di fonti di formazione e informazione agili e giovani, che risucchiano la scuola nel limbo di una crisi alla quale essa non era preparata, per la perdita improvvisa di un monopolio secolare e per la lentezza a muovere un apparato vecchio ed elefantiaco non avvezzo al mutamento di ritmi e linguaggi. Il richiamo alla società della conoscenza è soprattutto il porre al centro dell’attenzione quella “liquidità”, come felicemente detto da Zygmunt Bauman, che costituisce lo sfondo antropologico dei mutamenti in atto nel contesto economico e sociale della civiltà occidentale.

Nella “modernità liquida” l’individuo perde i contorni di certezza che hanno disegnato i destini dell’uomo sulla terra, il suo ruolo nel mondo, i suoi rapporti con la natura e con gli altri, si fa informe, liquido, e l’ansia di darsi una forma lo spinge ad una facile adattabilità: l’adattamento richiesto però dalle fauci voraci ma anche volubili del mercato. Soprattutto, per l’uomo cambia la dimensione del tempo: l’incertezza cancella l’orizzonte futuro e l’assenza di fede nelle “sorti magnifiche e progressive” chiude lo sguardo in una bolla “presente” indistinta e soffocante.

Sostiene Bauman:

Questa è la prima generazione del dopoguerra che ha di fronte la prospettiva di una mobilità verso il basso. I genitori di questi figli erano abituati ad attendersi, di fatto, che i propri ragazzi aspirassero a, e raggiungessero, mete più alte di quelle che essi riuscivano a (o erano autorizzati da una situazione ormai superata a sperare di) conseguire: si attendevano che la “riproduzione del successo” intergenerazionale battesse i loro record con la stessa facilità con cui essi avevano potuto superare i successi di chi li aveva preceduti. (…) Non c’è stato nulla che abbia potuto prepararli all’arrivo del nuovo mondo duro, freddo e inospitale in cui i voti hanno perso il loro valore, i meriti guadagnati si sono svalutati, le porte hanno finto di schiudersi e si sono subito richiuse ed essi si sono ritrovati a vivere in un mondo di lavori volatili e disoccupazione ostinata, di fugacità di prospettive e durevolezza di sconfitte, di un nuovo mondo di progetti nati morti, di speranze frustrate e opportunità che brillano per la loro assenza (…) Continuiamo a vivere in una società capitalistica, ma i capitalisti che comandano e dettano l’agenda non sono più i proprietari di miniere, porti, fabbriche d’acciaio o di automobili (…) I patrimoni più cospicui si trovano adesso nella gestione e nella allocazione delle finanze, nell’invenzione di gadget tecnologici, strumenti di comunicazione, trovate di marketing o della pubblicità, e nell’universo delle arti e dell’intrattenimento; in altre parole, in nuove, finora inesplorate ma immaginifiche e fulminanti idee. Sono le persone con idee brillanti e utili (leggasi: vendibili) che oggigiorno abitano le stanze dei piani alti. Sono persone del genere che contribuiscono soprattutto a ciò che attualmente viene comunemente definito “la crescita economica”. Le principali risorse di cui è fatto il capitale, e il possesso e la gestione delle quali forniscono la fonte massima del benessere e del potere sono oggigiorno, nell’era post-industriale, la conoscenza, l’inventiva, l’immaginazione, la capacità di pensare e il coraggio di pensare in modo differente – qualità che le università vennero invitate a creare, disseminare e instillare”.

Il quadro preoccupato di Bauman viene ancor più a offuscarsi nella prospettiva disincantata e gelida della scienza economica.

Thomas Piketty, nel suo fortunato e centrale “Il capitale nel XXI secolo” , uscito nel 2013, così considera:

“La diseguaglianza r>g (capitale>reddito) significa che i patrimoni ereditati dal passato si ricapitalizzano a un ritmo più rapido del ritmo di crescita della produzione e dei salari (…) Una volta costituito, il capitale si riproduce da solo e cresce molto più in fretta di quanto cresca il prodotto. Il passato divora il futuro”.

Le conclusioni sono disarmanti:

“Si può certo incoraggiare la crescita investendo nella formazione, nella conoscenza e nelle tecnologie non inquinanti, ma il tutto non può fare aumentare la crescita al 4% o al 5% annui (rendimento medio da capitale). L’esperienza insegna che solo paesi in forte recupero sui paesi ricchi (…) come la Cina e i paesi emergenti oggi, possono crescere a ritmi simili. Per quanto riguarda i paesi che hanno già conosciuto la rivoluzione tecnologica mondiale, e quindi prima o poi per quanto riguarda l’intero pianeta, tutto lascia pensare che il tasso di crescita non possa superare di molto l’1-1.5 annuo a lungo termine, a prescindere dalle politiche seguite. Con un rendimento medio da capitale dell’ordine del 4-5%, è pertanto probabile che la diseguaglianza r>g torni a essere la regola del XXI secolo, come lo è sempre stata nel corso della storia (…) Nel XX secolo sono state le guerre a fare tabula rasa del passato e a ridurre il rendimento del capitale…”  – dando così l’illusione di un superamento  delle diseguaglianze strutturali del capitalismo.

Scenari foschi, che relegano le stesse speranze baumaniane legate alla formazione all’inventiva e alla creatività  nel limbo dei destini individuali, privandole di ogni respiro strutturale.

Il futuro che appare ai nostri occhi è un inverno gelido e desolato: un destino inevitabile di declino nel quale le nostre società vedranno progressivamente sgretolare il benessere e il welfare; e nel quale un misto di darwinismo estremo e nuovo feudalesimo centrato sui privilegi di uno scarno ceto di moderni réntiers misurerà la voragine sociale che era di secoli che pensavamo passati.

In anni ancora più recenti, il premio Nobel Joseph Stiglitz, nel suo lavoro “Creare una società dell’Apprendimento – Un nuovo approccio alla crescita, allo sviluppo e al progresso sociale” (Columbia University, 2015), nella sua critica serrata al paradigma neoliberista dominante, ha messo in rilievo il ruolo decisivo dell’Apprendimento nella crescita dei sistemi economici e nelle conseguenti ricadute positive sulle organizzazioni sociali – in contrasto con i criteri topici del’economia classica, che risiedono nell’accumulazione di capitale, nella libertà dei commerci, nella non interferenza dello Stato. Anche in lui prevalgono, tuttavia, considerazioni preoccupate circa la possibilità che, nelle condizioni attuali, i nostri sistemi possano adeguarsi a tale criterio nuovo di sistema, che le evidenze scientifiche indicano come il motore potente delle economie emergenti. Leggiamo qualche passo:

“ l’innalzamento degli standard di vita ha più a che fare con l’apprendimento, che con l’efficienza allocativa, tema da sempre al cuore delle preoccupazioni degli economisti. Questo fatto apre enormi prospettive per il benessere di coloro che vivono nel mondo in via di sviluppo, perché accumulare risorse è un processo lento  in confronto alla velocità con la quale si possono ridurre i divari di conoscenza (…), esistono profonde differenze tra una società stagnante e una società dinamica, una società nella quale gli individui lottano per soddisfare le necessità di sopravvivenza fondamentali e una società che gode della prosperità che una tecnologia moderna può offrire, consentendo agli individui di vivere all’altezza del loro potenziale”.

Stiglitz tuttavia evidenzia come tale criterio vincente di sviluppo fondato sulla diffusione degli apprendimenti, affermatosi nell’Est asiatico, venga nei paesi occidentali, e nell’Africa legata col meccanismo dei crediti all’economia occidentale, ostacolato dai principi di mercato impostisi in maniera dominante dopo la caduta del muro di Berlino:

“… per loro fortuna, i paesi che hanno ottenuto i risultati migliori, soprattutto nell’est asiatico, hanno prestato scarsa attenzione a queste raccomandazioni (dei circoli neoliberisti). L’apprendimento è rimasto al centro delle loro strategie di sviluppo (…) quelli che dipendevano dagli aiuti esterni dell’Occidente, in particolare nell’Africa subsahariana, hanno dovuto seguirle (le raccomandazioni neoliberiste). Il risultato è che hanno conosciuto tassi di crescita più bassi, spesso negativi, e processi di deindustrializzazione”.

Il sottinteso delle prospettive negative per i nostri sistemi occidentali neoliberisti sta nell’assunto statistico per cui:

“(…) non esiste alcun presupposto in base al quale i mercati siano di per sé efficienti. Anzi (…) abbiamo descritto nei dettagli i vari fallimenti del mercato associati all’apprendimento. E abbiamo notato che gli spillovers derivanti dall’espansione delle imprese industriali non sono soltanto di natura tecnologica: esistono spillovers istituzionali, per esempio associati alla creazione di un sistema finanziario e di istruzione; inoltre le entrate raccolte dalla tassazione delle industrie contribuiscono a finanziare i vari beni di investimento pubblico che potenziano l’apprendimento e la produttività (…) l’investimento pubblico dovrebbe essere allocato alla massimizzazione dei benefici di apprendimenti collettivi”.

Insomma, nelle considerazioni di Stiglitz, l’intervento dello Stato, in barba a ogni dogma neoliberista, deve esserci; e non deve essere indirizzato all’accumulazione di capitale (come negli sforzi sostenuti per la ricapitalizzazione delle banche o per le continue defiscalizzazioni alle imprese), piuttosto, agendo proprio sulla tassazione alle imprese, lo Stato deve investire in politiche scolastiche e formative che massimizzino la costruzione e la diffusione degli apprendimenti, oggi il volano più efficiente di crescita e sviluppo.

Che è quanto, palesemente, il nostro sistema non fa.

Alla luce di queste considerazioni, alcune riflessioni piene di speranze sulla legge 107/2015, devono, a tre anni dalla pubblicazione, essere riviste, evidenziando con amarezza come tanti spunti interessanti in essa contenuti si siano nel frattempo frantumati nella debolezza dei decreti attuativi e nella scarsità di finanziamenti concessi, rendendo l’impianto vacuo ed evanescente

.

Scrivevo due anni fa:

La scuola italiana, che la legge 107 chiama a ridefinire nell’ambito dell’autonomia delle singole istituzioni scolastiche, si colloca in questo quadro di trasformazioni profondissime ed epocali.

Quantunque le aspettative migliori della legge oggi appaiono deluse, continua a spettare alle scuole, con la loro autonomia, il compito difficile di saper interpretare i tempi e di saper declinare la responsabilità formativa che su di esse incombe in linee di crescita ed educazione delle nuove generazioni opportune ed adeguate ai tempi difficili che si prospettano.

Nel precedente atto di indirizzo così proseguivo:

In una sua lezione all’INDIRE, nel 2014, Bauman ha esaminato il cambiamento di ruolo dell’insegnante, passato da un modello “missile balistico”, custode di un sapere solido che veniva “sparato” con la forza dell’autorità sull’alunno, a un modello mobile, aperto, in continuo divenire, dove l’autorità dell’insegnante viene messa in discussione e deve essere continuamente rinegoziata; dove la scuola risente “…della concorrenza di forme di trasmissione del sapere più allettanti, come il web e la televisione, che inondano gli individui con nozioni confezionate secondo la logica dell’entertainment e più appetibili da consumare.”

E però proprio in questo mondo il ruolo della scuola diventa insostituibile e drammaticamente urgente, per la necessità di dare ordine alla sovrabbondanza delle informazioni e una via di personale e autonoma sicurezza a nuove generazioni spaesate, timorose di annegare nel terreno vasto e “liquido” dei nostri tempi.

In questo mondo anche il ruolo dell’insegnante ridiventa insospettatamente cruciale, la lanterna che fa luce nel buio indistinto illuminando ciò che è affidabile e rilevante.

Compiti nuovi e terreni di responsabilità inesplorati, che la scuola non può però più assolvere nella stabilità dei suoi cicli tradizionali, delle sue promozioni, dei suoi esami e dei suoi diplomi; che la costringono a rendersi flessibile, ad allargare lo sguardo e a guardare ad una sua responsabilità affidabile e permanente che accompagni le persone lungo l’intero corso della vita.

Considerazioni ancora attuali, alle quali però mi pare necessario aggiungere alcune evidenze problematiche, legate al momento storico, che devono divenire priorità dell’azione educativa della scuola:

  • Il crescente disincanto di famiglie e studenti nei confronti delle istituzioni statali, la scuola tra di esse, ritenute impotenti a regolare le difficoltà delle società contemporanee; e in questo quadro indico il significativo termometro della difficoltà a raccogliere il contributo scolastico chiesto agli iscritti, pur se palesemente speso in importanti attività formative a favore degli alunni;
  • Il senso di soffocamento impotente che unisce generazioni vecchie e nuove, asfissiate da un pensiero unico che annaspa nella crisi e non riesce a concepire e perciò a sperare alternative; e in questo contesto penso all’irrigidimento dei paradigmi economici e sociali, impostisi dopo la caduta del muro di Berlino, pericolosamente ingessatisi nonostante le storture sociali ormai evidenti e lo scoramento di nuove generazioni che faticano a trovare non solo la direzione della loro vita ma il senso stesso dei loro percorsi di formazione;
  • Un deprimente cinismo distruttivo, che tocca ora studenti, ora famiglie, ora personale della scuola, ora stakeholders istituzionali e sociali, e che vanifica ogni sforzo serio di incidere nel senso di responsabilità della scuola e nella coscienza profonda delle nuove generazioni; e qui penso alla diffusa impermeabilità ad ogni innovazione e allo sterile e rituale ripetere metodi e azioni sempre uguali a se stessi, senza domanda alcuna circa la loro efficacia storica, con sulfureo disprezzo di ogni confronto con la realtà storica;
  • L’assenza drammatica di parametri di comprensione della realtà contemporanea, nei suoi risvolti sociali, economici, politici – in una parola storici – che rendono le nuove generazioni angosciantemente non attrezzate a gestire la complessa fenomenologia dei nostri tempi turbinosi, e perciò pericolosamente esposte alla demagogia e alla massificazione degli agenti di propaganda. E qui è facile pensare all’inquietante tracimazione di argomenti razzisti, privi di alcuna coscienza storica, e alla sterilizzazione in motivi propagandistici del dibattito politico.

In tutti questi campi la scuola non può rinunziare alle sue responsabilità. Incombe sulla funzione docente un peso, davvero storico, in uno dei momenti più drammatici della storia moderna: con l’Europa che rischia di sgretolarsi trascinando con sé il modello sociale che ha garantito pace e benessere negli ultimi settant’anni; con l’Italia incapace di sollevarsi da una crisi sociale che è diventata culturale ed etica; con nuove generazioni di fatto private, dopo due secoli, di prospettive ottimistiche sul futuro; con uno sfarinamento preoccupante del senso di cittadinanza e di fiducia nelle istituzioni; con una scoraggiante ignoranza di ritorno che priva le nostre società di strumenti effettivi di comprensione e incidenza sul reale.

Preme sulla responsabilità del Preside indirizzare il Collegio dei Docenti ad assumere con serietà e coscienza i tempi difficili che viviamo, interpretando il ruolo docente come formazione delle nuove generazioni alla consapevolezza delle sfide del presente – senza fughe nei meccanismi perversi e burocratici dei programmi, che nelle condizioni attuali equivarrebbero a scellerata deresponsabilizzazione – e alla costruzione di tutte quelle competenze che possano risultare “realmente” utili, non solo a salvare i destini individuali dei giovani ma a ricostruire quel tessuto di solidarietà e comune appartenenza che informa le istituzioni e garantisce pace e convivenza – sospendendo la retorica logicista e formale dietro cui si perde l’efficacia di tante discipline umanistiche e scientifiche.

Con più urgenza, ripeto quanto detto due anni fa:

Questa grave esigenza storica pone alla scuola e ai suoi operatori una responsabilità enorme: situare le nuove generazioni in un mondo profondamente cambiato e incerto, per il quale occorrono armi e strumenti di straordinaria complessità e delicatezza.

Per assolvere a questa difficile funzione storica, dalla quale nessuno può irresponsabilmente disertare, tutte le figure della scuola sono chiamate a destrutturare gli elementi fondanti del lavoro docente e a sperimentare, pur senza esserne stati mai preparati, percorsi nuovi che preparino il profilo morale, intellettuale e professionale di giovani chiamati a vivere tempi più intricati di quelli sinora attraversati.

Una sfida complessa, che può mettere paura, ma che chiama in causa la dimensione più alta della vocazione intellettuale del docente, mettendone a nudo anche l’aspetto etico di responsabilità verso i figli e le generazioni a venire.

Tale responsabilità investe maggiormente la scuola italiana del Mezzogiorno, chiamata a formare strutture umane e corredi culturali di giovani attrezzati anche per l’esperienza triste dell’andar via e del lavoro all’estero; e tuttavia, formati anche alla necessità di restare o ritornare, con le competenze, caratteriali prima ancora che culturali, di attitudine e iniziativa atte a restituire un futuro alle nostre terre.

Nel frangente storico che viviamo l’Educazione alla Cittadinanza impregna dunque ogni azione formativa e didattica, definendo l’obiettivo ultimo delle programmazioni disciplinari, curricolari ed extracurricolari.

Da ciò discende:

  1. la necessità di aggiornare i programmi, facendo della riflessione sulla cultura, la letteratura, l’arte, la storia contemporanea il cuore del percorso liceale quinquennale;
  2. l’urgenza, a mio parere, di superare le fissità acquisite di alcune metodologie e di alcuni insegnamenti, che spostano l’obiettivo della formazione in astratte competenze logiche od estetiche, ristabilendo la priorità di contenuti e valori che siano anzitutto bagaglio di cittadinanza attiva, sul modello di quegli antichi umanisti che andarono alla ricerca di antichi classici con l’obiettivo di trovare là criteri e valori per uscire dalla crisi del medioevo e rigenerare solide società aperte e progressive;
  3. la necessità, pur con la consapevolezza delle difficoltà in cui annaspa l’alternanza scuola lavoro, di non perdere di vista l’aspetto operativo di ogni formazione, chiamata innanzitutto a collocare i giovani nei ruoli della società e del lavoro.

In quest’ottica risultano ancora attuali alcune considerazioni fatte nel precedente indirizzo:

In questo quadro, un ruolo strategicamente rilevantissimo assume l’introduzione della metodologia didattica legata all’Alternanza Scuola Lavoro. Con essa prendono corpo, anche nei licei, le competenze chiave dell’Imparare a imparare e, soprattutto, dello Spirito di iniziativa e imprenditorialità.

L’esigenza governativa di spingere tutti gli indirizzi della scuola italiana verso la costituzione di competenze atte a tradurre il bagaglio di conoscenze scientifiche ed umanistiche in strumenti di successo professionale della persona e sviluppo economico del Paese nasce da alcune considerazioni di immediata evidenza:

  • L’urgenza di allineare appieno la scuola italiana nella direzione formativa comunitaria espressa nelle otto competenze chiave di cittadinanza;
  • La grave crisi economica e sociale del Paese, che investe soprattutto la fascia d’età giovanile colta e laureata;
  • La percezione delle trasformazioni epocali che investono l’economia e le società dei paesi occidentali, con il ritiro dello Stato datore di lavoro del sistema welfare e l’angosciante solitudine dei giovani chiamati a trovare da se stessi le vie del benessere individuale e comunitario;
  • L’immenso patrimonio culturale e artistico del Paese che, unito alla tradizionale ricchezza umanistica della nostra formazione scolastica, resta sorprendentemente incapace di trasformarsi in prosperità economica e sociale;
  • Il retaggio crociano e gentiliano dell’Italia del ‘900, che ha appesantito la nostra cultura e la nostra scuola con un’enfasi storicamente negativa sugli aspetti astratti e ideali del sapere.

Pur mantenendo forza e significatività, queste coordinate devono misurarsi oggi con il sostanziale fallimento, soprattutto nei licei, di questo aspetto della legge 107. Fallimento dovuto non alla infondatezza delle ragioni che muovevano l’esigenza dell’attività, quanto alla scarsità dei finanziamenti che ha abbandonato le scuole alla fatica di trovare, in contesti deprivati, esperienze significative e realmente formative.

Le voci che indicano un possibile ridimensionamento delle ore di alternanza scuola lavoro denunciano, purtroppo, non l’insignificanza dell’idea formativa, bensì il persistente disinteresse politico all’educazione e al destino delle nuove generazioni – nella sostanza, piuttosto che trovare i soldi necessari a garantire l’efficacia dell’attività si preferisce depotenziarla e sfumarla.

Ancora una volta spetta però alla scuola, pur lasciata nella sua solitudine, salvare l’aspetto operativo che costituisce la ratio essenziale dell’alternanza.

Perché fuggiremmo colpevolmente dalle nostre responsabilità se, nel contesto di grave crisi ormai chiaro, rinunciassimo a declinare le competenze che cerchiamo di formare nei giovani in capacità di fare, intraprendere, lavorare.

Contesto

L’istituto “Elio Vittorini”, con le sedi staccate del “Gorgia” a Lentini e dello Scientifico a Francofonte,  è collocato in un bacino di complessa incidenza economica, con un settore primario legato all’agricoltura, caratterizzato dalla presenza di prodotti agricoli di pregio, una volta aperti a vaste prospettive di mercato ma che oggi risentono dello storico riflusso commerciale che investe alcune coltivazioni tradizionali; a questo si aggiungono le tipiche contraddizioni delle società meridionali, con la persistenza di ampi settori di disagio aggravati dalla crisi degli ultimi anni, da flussi immigratori endemici che non hanno ancora dato luogo a forme compiute di integrazione, con il proliferare di forme di devianza giovanile che investono appieno i contesti in cui si muove la scuola.

Le contraddizioni del quadro economico sociale si riflettono nella struttura dell’istituto, con settori liceali caratterizzati da ESCS medio alto che consentono una certa interlocuzione con le famiglie e il ricco associazionismo locale, e altri settori che appaiono gravati invece da un ESCS più problematico e che manifestano un minore livello di partecipazione delle famiglie, anche se non danno luogo a fenomeni evidenti di dispersione scolastica.

I parametri che definiscono gli esiti di apprendimento, come rilevato dalle prove standardizzate nazionali, conducono a livelli equiparabili con le medie di riferimento, pur tenendo conto di lievi differenze tra gli indirizzi.

Si rilevano tuttavia ampi fenomeni di sfiducia nei confronti dell’istituzione scolastica in famiglie, pur di estrazione borghese come normale nell’utenza liceale, che inevitabilmente si riverberano sugli studenti. Il fenomeno si manifesta nella crescente conflittualità tra famiglie, studenti e personale della scuola, non solo docente, indice di un crollo di fiducia nella capacità della scuola di essere veicolo di formazione e successo sociale; e si manifesta, a Lentini con dimensioni di particolare gravità, nella disaffezione delle famiglie al pagamento del contributo scolastico che finanzia importanti capitoli dell’arricchimento dell’offerta formativa. Non c’è solo il rischio concreto di impoverire la formazione degli alunni di aspetti importanti quali il lettorato di lingua inglese, il teatro e tutte le altre attività che abbisognano di esperti esterni, le visite didattiche: c’è ancor più il rilievo preoccupante di un esteso qualunquismo che si diffonde nel sentire generale e di un davvero pericoloso screditamento delle istituzioni dello Stato, se non dello Stato stesso, percepiti come inutili e irrilevanti, e del venir meno del senso comunitario di compartecipazione al bene comune e allo stesso interesse dei figli.

Davanti a tale sconfortante realtà pende sulla Scuola, e sui docenti in particolare, la responsabilità etica di ricostituire il senso del Patto Statale come società di mutuo soccorso, che investe ciascuno di diritti e doveri, mettendo in chiaro come il diminuire del senso di partecipazione inevitabilmente conduce alla riduzione dei diritti, delle opportunità e della libertà di tutti.

LA MISSION DELL’ISTITUTO                      

Gli indirizzi e le sedi

L’Istituto “Elio Vittorini” è costituito di quattro indirizzi di studio, distribuiti nelle due sedi Lentini e nella sede di Francofonte.

  1. Liceo Classico
  2. Liceo Scientifico
  3. Liceo Scienze Umane
  4. Liceo Linguistico

Gli indirizzi dell’Istituto sono collocati in tre sedi, di proprietà della ex Provincia di Siracusa. Le sedi, di diversa datazione, presentano alcune difficoltà strutturali, fortemente aggravate nell’ultimo quinquennio dalla scarsa manutenzione imposta dal venir meno dei trasferimenti provinciali a questo scopo previsti dalla legge.

La sede del Polivalente di Lentini presenta notevoli problemi di sicurezza e manutenzione, legati in gran parte alla coabitazione con altri due istituti superiori che rende laboriosa la programmazione e l’esecuzione di interventi coordinati. Particolarmente gravi appaiono i problemi legati alla sicurezza esterna, per l’assenza di adeguati sistemi di protezione degli accessi.

In particolare rileva:

  • La messa in sicurezza degli spazi esterni, con un parco di vaste proporzioni di facile accesso ad un pubblico estraneo alla scuola e perciò soggetto a rischi di varia natura per alunni e lavoratori;
  • La messa in sicurezza degli spazi interni, con la necessità di rafforzare il controllo degli ingressi attraverso badge e sistemi di riconoscimento e accesso regolamentato delle uscite di sicurezza, allo scopo di meglio vigilare sul rischio di passaggio di estranei nei locali scolastici;
  • La revisione della climatizzazione in alcuni locali a seguito di guasti di impianti obsoleti, particolarmente urgente a seguito dell’irreparabile avaria dell’impianto di riscaldamento e della non meno grave situazione che si determina nei mesi caldi;
  • La manutenzione urgente nei bagni, servizi igienici e laboratori;
  • L’efficientamento dei sistemi di igiene e profumazione dei bagni;
  • La cura del verde esterno;
  • il completamento della tinteggiatura dei locali scolastici, per il ripristino dell’igiene e del decoro della sede;
  • aggiornamento dei laboratori tecnici, con speciale attenzione ai laboratori di informatica;
  • pulizia ed igiene efficiente degli spazi didattici comuni;
  • l’ultimazione della dotazione di lim e altra strumentazione atta alla didattica digitale, carenti nella dotazione della sede;
  • l’aggiornamento ormai necessario della dotazione hardware dei laboratori.

La sede del Liceo Classico “Gorgia” appare meglio attrezzata, in termini di sicurezza e dotazione. Tuttavia anch’essa abbisogna di alcuni interventi urgenti:

  • messa in sicurezza della palestra e dei locali sotterranei, sovente esposti ad allagamenti e infiltrazioni esterne di acqua piovana, con inevitabile ammaloramento di strutture e attrezzature,
  • pulizia e decoro del cortile interno,
  • efficientamento dei sistemi di igiene e profumazione dei bagni,
  • creazione di uno spazio ampio e adeguato alle norme sulla sicurezza per la mensa;
  • aggiornamento, ormai necessario, del patrimonio laboratoriale
  • manutenzione della dotazione laboratoriale e degli spazi didattici.

La sede di Francofonte, anch’essa in coabitazione con altri istituto, presenta anch’essa ormai i problemi di sicurezza rilevati per gli spazi esterni del Polivalente di Lentini per via della incontrollata accessibilità ad estranei degli spazi. Anche qui si rendono però urgenti interventi di manutenzione e di aggiornamento del patrimonio laboratoriale. In particolare:

  • la palestra, ormai inagibile per la prolungata assenza di manutenzione e i disastri meteorologici che caratterizzano il clima degli ultimi anni;
  • manutenzione e messa in sicurezza delle scale di emergenza e dei transiti esterni soggetti all’erosione del cemento,
  • efficientamento dei sistemi di igiene e profumazione dei bagni,
  • aggiornamento ormai necessario del patrimonio laboratoriale
  • manutenzione della dotazione laboratoriale e degli spazi didattici
  • cura del verde esterno
  • creazione di una biblioteca
  • creazione di uno spazio adibito alla mensa.

Per tutte queste necessità si tutte si conferisce alla figura di staff delegata alla Sicurezza il compito di redigere un Piano triennale della Manutenzione ordinaria e un Piano triennale di Adeguamento e Miglioramento delle infrastrutture che, in modo organico e scadenzato, individui i settori su cui intervenire, in modo da consentire al dirigente di porre in atto i processi per l’avvio a soluzione nel triennio dei bisogni rilevati.

Si rende inoltre necessario investire di responsabilità più diretta il personale tecnico dei Laboratori, conferendo ad essi la direzione degli stessi e la predisposizione di un Piano triennale degli acquisti per l’efficiente funzionalità, l’aggiornamento e l’implementazione del patrimonio tecnico a disposizione della didattica.

L’Orientamento Didattico

Pur riproponendo, nel dettaglio, molti degli orientamenti didattici espressi nell’Atto precedente, in gran parte avviati ma ancora bisognosi di essere consolidati e diffusi, traggo dalle riflessioni precedentemente condotte in sede di definizione dello Scenario, alcuni orientamenti generali che devono essere introdotti nella progettazione didattica del triennio a venire:

  1. centralità dell’educazione alla Cittadinanza, che nel contesto storico presente, costituisce orizzonte ineliminabile di ogni azione educativa;
  2. necessario aggiornamento dei programmi curricolari, che devono trovare nelle questioni del XX e XXI secolo l’argomento insostituibile dell’intero quinquennio, ora nell’analisi dei contenuti ora nella ricerca delle radici storiche: questo per assolvere alla necessità formativa di dotare le nuove generazioni di strumenti culturali e operativi di scelta e azione nel presente;
  3. necessità di superare, nella concezione delle discipline, metodologie astratte, formali e retoriche: questo per assolvere all’urgenza educativa di formare innanzitutto giovani attrezzati a capire e ad agire nel contesto storico che tocca loro vivere;
  4. restituire alle discipline umanistiche lo scopo per cui esse furono pensate nell’epoca della Rinascenza italiana: trovare nella saggezza dell’antichità i criteri e i valori per superare la crisi e ricondurre l’uomo a orizzonti di sviluppo e progresso civile e morale;
  5. conferire all’ampio spettro di azioni legate al Coding la formazione di competenze logiche e procedurali;
  6. consolidare, nonostante il fallimento evidente dell’alternanza scuola lavoro, le competenze legate al carattere operativo di ogni sapere – curando la competenza chiave dell’educazione alla imprenditorialità – perché non viviamo tempi che giustifichino vocazioni contemplative della cultura e della didattica;
  7. implementare in maniera significativa le certificazioni di lingua inglese ed ECDL, nella certezza che esse costituiscono bagaglio indispensabile per il successo formativo e professionale dei giovani di oggi.

L’istituto “Elio Vittorini” è avviato nella linea di una forte definizione identitaria dei suoi indirizzi, in modo da costituire un’offerta specificamente ancorata ai caratteri economici e culturali del territorio di riferimento, che si distingua altresì da offerte formative equivalenti presenti nel settore settentrionale della provincia di Siracusa e nel vasto bacino che, dal margine settentrionale degli Iblei degrada verso il calatino.

I processi generali già avviati e destinati ad essere implementati nel triennio sono:

  • programmazione per competenze,
  • valutazione per competenze, con introduzione di standard valutativi dedotti dai quadri europei di riferimento,
  • orientamento della progettualità extracurricolare verso forme di interazione con il territorio fondate sul modello alternanza scuola lavoro
  • estensione certificazione ECDL e Cambridge
  • reintroduzione della Geografia quale disciplina nel biennio
  • implementazione del laboratorio teatrale
  • implementazione del laboratorio cinematografico
  • implementazione stages linguistici all’estero e CLIL
  • introduzione di discipline opzionali per l’arricchimento del curricolo degli alunni
  • avvio dell’insegnamento del Diritto nel biennio
  • avvio dell’insegnamento dell’Economia nel triennio
  • avvio di laboratori artistici, pittura, scultura e grafica
  • implementazione degli scambi culturali, con i canali offerti dell’Erasmus e con accordi specifici con scuole e rappresentanze consolari
  • implementazione delle attività a favore di alunni H e BES, con particolare riguardo ai casi provenienti dai flussi migratori in atto.

I processi generali programmati per l’avvio nel triennio sono:

  • avvio Certificazione di Qualità per tutti i comparti dell’istituto
  • costituzione del Comitato Tecnico Scientifico nel Liceo
  • introduzione metodo Orberg per l’insegnamento delle lingue classiche
  • introduzione della didattica Cambridge IGCSE
  • introduzione di verifiche standardizzate nei dipartimenti e somministrate in date unificate
  • introduzione di forme di flessibilità oraria che favoriscano il compattamento di blocchi modulari e la sperimentazione di classi aperte
  • utilizzo delle quote di autonomia previste della legge per un’articolazione dinamica e ricca dell’offerta disciplinare
  • introduzione di sperimentazioni didattiche come flipped room, debate e altro
  • avvio di un percorso di scandaglio nel territorio per l’introduzione, nel liceo scientifico e classico, di un corso di studi compattato in quattro anni, secondo modelli già sperimentati in altre scuole italiane
  • introduzione dell’insegnamento di Robotica nella Fisica del biennio
  • introduzione di lettori madrelingua inglese nei licei classico e scientifico e scienze umane
  • introduzione dell’insegnamento opzionale di Storia delle Religioni, a favore soprattutto degli alunni con esonero dall’insegnamento della Religione Cattolica
  • implementazione, con l’organico dell’autonomia, dell’insegnamento nel biennio dell’italiano, dell’inglese e della matematica, con particolare attenzione alla preparazione dei test Invalsi
  • coinvolgimento effettivo delle famiglie nelle attività progettuali della scuola, come soggetto attivo proponente di attività e indirizzi, e come soggetto partecipe all’opera di formazione sugli indirizzi assunti dalla riforma della Buona Scuola e sulle scelte autonome dell’istituto; a ciò si aggiungano attività di formazione su temi educativi, psicologici, sociologici e generalmente culturali, nell’ottica del cosiddetto lifelong learning.
  • Crescita di una cultura, preoccupantemente deficitaria, di compartecipazione, anche economica, delle famiglie alle attività e alle iniziative educative della scuola.
  • apertura della scuola al territorio, nella duplice forma della messa a disposizione dei locali scolastici ad enti, associazioni, privati qualificati per la promozione di attività sociali, culturali, formative e sportive utili alla comunità; e del coinvolgimento della città nelle attività culturali, teatrali e artistiche messe in moto dalla scuola
  • introduzione della piattaforma digitale Classeviva, per la registrazione elettronica e comunicazione con le famiglie e gli alunni.

Per il raggiungimento di tali obiettivi, il dirigente disporrà:

  • la creazione di una figura Funzione Strumentale delegata alla Formazione del personale docente, che avrà cura di redigere un Piano triennale dei bisogni formativi, che costituirà la piattaforma della formazione dei docenti nel triennio
  • la creazione di una figura delegata all’Innovazione, che avrà cura di coordinare il lavoro di organizzazione dei Collegi di Indirizzo, con particolare riguardo all’introduzione del “profilo dello studente”, delle quote di autonomia e opzionali necessarie alla sua definizione, dei moduli e dell’organizzazione oraria relativa, alla organizzazione delle verifiche standardizzate e unificate nei tempi, alla sperimentazione delle classi aperte e ad eventuali altre sperimentazioni che si proporranno nel triennio
  • la creazione di una figura di delegata al Monitoraggio dei processi e alla Qualità, secondo modelli PDCA (Plan-Do-Check-Act), e all’innervazione nel sistema degli strumenti di riscontro offerti dall’INVALSI.

GLI INDIRIZZI

Liceo Classico

  • Orientamento: l’indirizzo interpreta e attualizza i valori del mondo classico declinando un’identità artistica e umanistica, con progetti nel biennio tesi all’acquisizione di un’alfabetizzazione artistica, nel triennio con stages in musei, aree archeologiche, enti culturali e scientifici, politici o del terzo settore che diano corpo all’essenza autentica della “humanitas” classica; l’approccio logico-filologico tradizionale verrà corretto con la sperimentazione del metodo “natura” Orberg, o altri metodi indirizzati alla rapida acquisizione di competenze comunicative e interpretative nelle lingue antiche che facciano da “strumento” all’ineludibile orizzonte umanistico che costituisce la ragion d’essere degli studi classici.
  • Consolidamento del curricolo: curricolare o opzionale, da ottenere con quote di autonomia e potenziamento, richiede l’introduzione nel biennio di insegnamenti di Diritto, Geografia,  Arte e Musica, con particolare riguardo al linguaggio artistico archeologico e al mondo classico; nel triennio, Economia, cui si aggiunge un docente di Lettere o Arte con specializzazione in Archeologia, per la preparazione degli stages e la costituzione del bagaglio propedeutico di linguaggio e concetti della scienza archeologica. L’insegnamento della lingua inglese sarà irrobustito con l’introduzione di lettori madrelingua.
  • Di rilevanza strategica è l’avvio di una convenzione con il Cambridge Institute, per l’avvio della certificazione IGCSE nel biennio, come anche l’implementazione strutturale della classe 2.0, già in avanzato stato di attuazione. Infine, sarà consolidato il Certamen Gorgianum, una volta promosso dalla scuola, rivolto a studenti di greco italiani e della U.E.
  • Bisogni materiali e infrastrutturali: il corso necessita di una riqualificazione tecnologica adeguata per lo sviluppo della classe 2.0, e per l’aggiornamento hardware e software. Si rende inoltre necessaria la creazione di un laboratorio musicale, per l’avvio di un insegnamento di Musica, necessario al completamento del profilo umanistico dello studente del liceo classico.

Liceo Scientifico

  • Orientamento: l’indirizzo rappresenta il nocciolo duro della formazione promossa dall’Istituto, con la presenza nelle due sedi di Lentini e Francofonte. Esso incarna la vocazione umanistica e scientifica dei licei ed è il veicolo privilegiato per l’avvio agli studi universitari nella città. Perciò, accanto alla formazione logico matematica e alle sperimentazioni scientifiche perseguite attraverso numerosi partenariati con enti di ricerca e universitari, l’indirizzo cura in modo particolare le certificazioni informatiche e linguistiche, gli scambi con l’estero, il dialogo con il territorio nel campo della valorizzazione dei beni culturali ed artistici nel cui spazio trovare una sintesi efficace con la ricerca e la tecnologia scientifica, nell’ottica ineludibile della formazione di competenze, anche imprenditoriali, che costituisce lo sfondo di ogni formazione completa dello studente.
  • consolidamento del curricolo: curricolare e opzionale, da ottenere con quote di autonomia e potenziamento, richiede l’introduzione nel biennio degli insegnamenti di Diritto, Musica, Geografia; nel triennio di Economia, oltre a Laboratori di Arte e Robotica. L’insegnamento della lingua inglese sarà irrobustito, grazie alla compartecipazione delle famiglie, con l’introduzione di lettori madrelingua in tutte le classi.

Per la sede di Lentini, si cercherà di avviare nel triennio l’introduzione di una classe sperimentale con diploma quadriennale, già funzionanti in alcune scuole italiane, gettando nuove prospettive sulle scelte formative delle famiglie e degli alunni più impegnati.

Per la sede di Francofonte, si programmerà invece il rafforzamento della presenza dell’istituto nel territorio con la richiesta di apertura di un nuovo di liceo delle Scienze Applicate, del tutto assente nell’area, in possesso di specificità formative capaci di attrarre utenza nuova e diversificata.

  • Bisogni materiali e infrastrutturali: il corso necessita, nelle due sedi, di qualche LIM nelle aule. Sono altresì necessari adeguamenti strutturali per la messa in sicurezza e il corretto utilizzo dei laboratori, l’aggiornamento tecnologico del patrimonio informatico e laboratoriale, la dotazione strumentale e tecnologica per l’avvio di classi 2.0.

Liceo delle Scienze Umane

Orientamento: Il liceo delle scienze umane, studiando le teorie esplicative dei fenomeni collegati alla costruzione dell’identità personale e delle relazioni umane sociali, permette l’approfondimento di conoscenze e abilità nonché la maturazione di competenze atte a cogliere e a gestire la complessità dei processi formativi. Con ciò esso serve in maniera attenta il bisogno di un territorio caratterizzato da specificità importanti, legate al disagio scaturente dai processi di crisi di vitali settori dell’agricoltura, che costituiscono la spina dorsale dell’economia locale, e dal conseguente proliferare di fenomeni di devianza, anche giovanile.

Nel triennio, il corso si avvia ad azioni di potenziamento legate alla tradizionale vocazione formativa, per il proseguimento degli studi in ambito psico sociale ma volte soprattutto a privilegiare gli spazi promettenti che si aprono nell’ambito delle professioni sanitarie, irrobustendo l’offerta scientifica richiesta. Gli stages del metodo Alternanza Scuola Lavoro, privilegeranno tirocini nelle scuole primarie, in partenariato con gli istituti comprensivi della città, ed esperienze nei centri di assistenza aperti nel territorio.

Consolidamento del curricolo: curricolare e opzionale, da ottenere con quote di autonomia e potenziamento, richiede l’introduzione, nel biennio, di insegnamenti di Musica, Geografia, Diritto nonché laboratori di Italiano, Inglese e Matematica propedeutiche alle prove Invalsi; nel triennio, Economia; di rilevanza strategica sarà il potenziamento di Matematica, Fisica e Scienze per la preparazione ai test nelle facoltà sanitarie, che costituiscono uno sbocco privilegiato per gli studenti dell’indirizzo, e ancora arricchimento del ventaglio formativo, con l’introduzione di specifici insegnamenti di Psicologia, Sociologia e Antropologia; potenziamento della lingua straniera anche grazie all’introduzione di lettore madrelingua. Infine, sperimentazioni di linguaggio cinematografico e teatrale, nell’ottica dell’arricchimento delle competenze espressive degli studenti.

Bisogni materiali e infrastrutturali: il corso necessita ancora di qualche LIM nelle aule nonché dell’aggiornamento strumentale e infrastrutturale già rilevato per la sede del Polivalente, dove sono allocate le aule.

Liceo Linguistico

Orientamento: avviato grazie ad un progetto di sperimentazione linguistica e successivamente istituzionalizzato dalla Riforma, il Liceo Linguistico di Lentini ha interpretato le esigenze di un territorio che, per i bisogni di un’economia agricola votata al commercio internazionale, per il vasto patrimonio storico artistico richiamo di un turismo colto, trova nel rapporto con gli stranieri una delle sue cifre più caratterizzanti. Il percorso guida lo studente a sviluppare le competenze comunicative nelle lingue Inglese, Francese, Tedesca o Spagnola, approfondendo le caratteristiche culturali dei quattro paesi, in un’ottica di formazione alla multiculturalità che investe il patrimonio di civiltà dell’Europa tutta e dei paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo.

Obiettivo del corso è il raggiungimento delle competenze linguistiche, strumento di accesso ai valori storico letterari delle varie tradizioni che, insieme, costituiscono il nerbo della tradizione occidentale; ciò viene perseguito anche con scambi internazionali, condotti attraverso i canali dell’Erasmus e altre autonome iniziative di mobilità e cooperazione tra l’Istituto e  varie realtà internazionali. In quest’ottica si inserisce la nascente collaborazione tra l’Istituto e il Consolato russo, per l’avvio sperimentale dell’insegnamento della lingua russa e scambi gemellari che approfondiscano in maniera stabile il rapporto tra la scuola e l’enorme bacino euroasiatico rappresentato da quel Paese, depositario di tradizioni culturali immense e prospettive di sviluppo notevolissime, irrinunciabili per le nuove generazioni disposte a misurarsi con il mondo della globalizzazione.

Consolidamento del curricolo: curricolare e opzionale, da ottenere con quote di autonomia e potenziamento, richiede l’introduzione, nel biennio,  di insegnamenti di Diritto, Geografia,  nonché laboratori di Italiano, Inglese e Matematica propedeutiche alle prove Invalsi, di lingua russa, indispensabili per l’avvio di stabili scambi culturali con la Repubblica Russa; nel triennio, Economia, implementazione delle certificazioni linguistiche per tutti gli allievi del corso.

Bisogni infrastrutturali: il corso necessita di aggiornamento della dotazione tecnologica dei laboratori, della presenza di lim in tutte le aule.

Ambiti di potenziamento

L’analisi dei bisogni compiuta negli indirizzi dell’istituto delinea gli spazi di potenziamento funzionali al successo formativo e all’arricchimento dell’offerta, nella prospettiva del curricolo che da quest’anno costituirà il profilo dello studente e che sarà formato dalle discipline curricolari, dalle esperienze extracurricolari, dagli stages di lingua e di lavoro in progetti di alternanza, dalle certificazioni e dal curricolo opzionale attivato dalla scuola.

Nel particolare, i bisogni formativi individuati per il triennio 2019-21 indicano la necessità di arricchire l’organico della scuola con:

  • 2 docente di lettere, per la preparazione delle prove Invalsi, punto di debolezza della scuola, Storia del teatro negli indirizzi Liceali, progetti di eccellenza ed archeologia
  • 2 docente di Matematica, per la preparazione delle prove Invalsi e il sostegno dei casi di debolezza, introduzione di progetti sperimentali sul Coding, nuovi linguaggi informatici e Robotica
  • 1 docente di Diritto e di Economia, specializzato anche in legislazione del lavoro, per l’introduzione delle discipline Diritto e Storia dell’Economia nei licei
  • 1 docente di Scienze, per l’implementazione dei laboratori scientifici;
  • 1 docente di Lingua inglese, per realizzazione certificazioni Cambridge, recupero carenze e per il coordinamento delle attività CLIL
  • 1 docente di Filosofia e Storia, per introduzione cattedra di Storia delle Religioni, sostitutiva dell’ora di religione cattolica per gli esonerati, festival e concorsi di Filosofia per le eccellenze, l’insegnamento sperimentale di Storia del Cinema.
  • 1 docente Scienze Motorie, per l’intensificazione delle attività sportive e di educazione alla Salute.

INDIRIZZI GESTIONALI

Coordinamento del personale scolastico

  • Implementazione delle comunicazioni attraverso introduzione sistemi di comunicazione informatici e multimediali (classe digitale, newsletter, social, whattsapp, monitor negli spazi comuni per le comunicazioni)
  • Flessibilità dell’orario per garantire l’apertura pomeridiana delle sedi
  • Turnazione nelle sedi del personale tecnico e di segreteria, in modo da garantire la copertura costante del servizio nei rami dislocati della scuola
  • Flessibilità dell’orario scolastico con organizzazione modulare del tempo scuola
  • Delega ad una delle due figure incaricate di collaborazione col Dirigente alla congiunzione tra gli uffici e il personale, per il rilievo di bisogni formativi, esigenze, efficacia ed efficienza dei servizi, Banca Ore, benessere dei lavoratori della scuola
  • Introduzione del software ClasseViva, utile anche per la comunicazione tra dirigenza, uffici e personale docente

Valorizzazione delle risorse umane

  • Formazione del personale docente, amministrativo e tecnico
  • Creazione di una figura strumentale con delega al rilevamento dei bisogni formativi docenti e del personale ATA
  • Implementazione del fondo per la formazione
  • Ruolo del curricolo nell’assegnazione degli incarichi
  • Rotazione degli incarichi per una efficace formazione del personale docente e amministrativo
  • Rotazione tra le sedi e i plessi del personale docente e non docente, per un efficace scambio di competenze ed esperienze lavorative
  • Valorizzazione delle competenze presenti nel personale ai fini del miglioramento qualitativo dei servizi
  • Valorizzazione del personale tecnico, anche con implementazione della formazione
  • Valorizzazione dei collaboratori, con incarichi che valorizzino le competenze e formazione che arricchisca i profili.

Gestione dei servizi generali e amministrativi

  • Valorizzazione del personale con 1° e 2° posizione amministrativa, con incarichi di responsabilità
  • Estensione pomeridiana dell’apertura al pubblico
  • Estensione quotidiana dell’apertura dell’ufficio di segreteria nella sede di Francofonte
  • Utilizzo di Segreteria Digitale per la dematerializzazione dei contratti e la digitalizzazione dei fascicoli personali
  • Incoraggiamento alla formazione, con corsi promossi nella scuola e autorizzazione alla frequenza di corsi tenuti all’estermo.

Indirizzo e criteri per la gestione finanziaria

  • Piano triennale per il rinnovo dei laboratori obsoleti o carenti
  • Piano triennale di acquisto materiale tecnico e di facile consumo
  • Piano triennale per la manutenzione ordinaria
  • Piano triennale per l’adeguamento infrastrutturale
  • Piano triennale per la formazione del personale docente
  • Piano triennale per la formazione del personale ATA
  • Implementazione delle risorse destinate all’alternanza Scuola Lavoro

Il Dirigente Scolastico

Prof. Vincenzo Pappalardo